Evoluzione dei cetacei
Un argomento a me molto caro perché fin da piccola sono sempre stata appassionata di cetacei: ovviamente da piccoli si conoscono solamente le specie che più si vedono in tv e nei libri per bambini, quindi delfini e balene.
Piano piano, prima degli studi universitari, mi ero però fatta travolgere da questi meravigliosi animali ed avevo iniziato a cercare un po’ di informazioni su loro. Studiandoli avevo intuito che non erano sempre stati mammiferi acquatici ma poche erano le informazioni che riuscivo a rimettere insieme per capire a fondo la loro origine.
Quindi ho pensato che sarebbe stato bello riassumere tutto in un articolo, in caso foste anche voi interessati come me all’evoluzione dei cetacei.
In principio
Circa 53 milioni di anni fa, nell’Eocene, i mari erano ricchi di specie marine di tutti i tipi: squali, razze, pesci ossei e cartilaginei, crostacei e via dicendo. Ciò che mancava agli oceani e ai mari più profondi erano degli esseri eleganti e fluidi in grado di cantare e comunicare e respirare con i polmoni..proprio così in quel tempo le balene non esistevano o meglio esistevano i loro antenati che però erano terrestri!
Però in un paese lontano, l’attuale Pakistan, un piccolo animale su quattro zampe, con zoccoli, muso da coccodrillo e corpo da lontra cacciava dentro l’acqua, molto silenziosamente, entrava, lasciando fuori solo occhi, naso e orecchie che nel muso erano quasi allineati in modo da permettergli di avere i sensi ben attivi.
Da quel momento, quel piccolo animaletto, si è spinto sempre più in acqua per procacciarsi il cibo, cambiando di netto la sua dieta da erbivoro a carnivoro, ed adattandosi pian piano alla vita acquatica. Si, sto riferendomi proprio ai primi archeoceti e ai loro antenati.
Le conseguenze che portò la vita acquatica furono differenti: il cambio di dieta con conseguente adattamento di denti più idonei alla triturazione della carne. Adattamento dell’orecchio: scomparendo l’orecchio esterno, l’udito era salvo e si potevano in questo modo sentire i suoni anche a differenti profondità.
Successivamente persero il pelo in favore di una pelle adatta all’acquaticità per essere più veloci e idrodinamici. E le zampe divennero pinne, non tutte però: le zampe posteriori si atrofizzarono in favore dello sviluppo di una pinna per dare il movimento al corpo.
E le dimensioni? Da quando questi animali hanno iniziato a divenire così imponenti? Lo scopriremo tra poco!
Gli studi eseguiti nel corso degli anni testimoniano come i cetacei siano filogeticamente molto vicini agli artiodattili. Tra le specie odierne dello stesso filum troviamo gli ippopotami, tra quelle estinte l’Indoyhus.
Sono moltissime le specie che si sono succedute nel corso evolutivo prima di arrivare alle specie odierne, qui vi presenterò soltanto i più importanti per la storia dei cetacei.
Indoyhus
Indohyus era un animale delle dimensioni di un procione, il cui apparato scheletrico era molto simile a quello degli attuali cetacei.
Si ipotizza, grazie ad uno studio del 2007 pubblicato su Nature, che questi animali avessero grande affinità con l’acqua: molto probabilmente spendevano numerose ore a stretto contatto con l’acqua nutrendosi di invertebrati e piante acquatiche
Viene considerato l’anello di congiunzione tra i cetacei e l’ippopotamo per le caratteristiche in comune ad entrambe.
Pakicetus
Vissuto 35 milioni di anni fa, il Pakicetus, vissuto all’incirca 35 milioni di anni fa, fu uno dei principali antenati di delfini e balene, per via della struttura dell’orecchio molto simile a quella dei cetacei. Dimensioni simili a quelle di un lupo, questa specie aveva denti adatti a un’alimentazione piscivora, ma non disdegnava anche piccoli animali che si avvicinavano ai corsi d’acqua per bere. Le orbite erano situate sulla sommità del capo come gli odierni ippopotami, la coda era lunga e le zampe dotate di zoccoli ma ancora la pelle era ricoperta di pelo.
Ambulocetus
Appartenente alla famiglia degli Ambulocetidae, la sua forma era molto simile a quella di un coccodrillo. Viveva in ambienti lagunari e costieri. Tuttavia, sebbene i loro scheletri risultassero più modificati per la vita acquatica, le loro dita non erano palmate. Era un predatore anfibio, è il primo archeocete riconducibile ad un ambiente marino.
Protocetus
Questi animali possedevano ancora gli arti posteriori anche se più piccoli rispetto a quelli dei loro antenati. Il Maiacetus innus, una specie della famiglia dei protocetidi, venne ritrovato con un embrione a uno stadio tardivo all’interno del corpo: dallo studio di questo fossile si capì che raggiungeva la terraferma per partorire. Tutti i protocetidi, avevano molto probabilmente, uno stile di vita simile a quello delle foche, completamente acquatico ma connesso al mondo esterno per il parto, il riposo e gli accoppiamenti.
Basilosaurus
Appartenente alla famiglia dei Basilosauridae, persero la connessione tra arto posteriore e zona sacrale, ridussero agli estremi gli arti posteriori, svilupparono un collo corto e gli arti anteriori si trasformarono in pinne.
Con l’estinzione degli Archeoceti, si svilupparono le specie odierne che noi conosciamo: i cetacei.
Tra la circolazione oceanica modificata, e la produttività degli oceani, gli archeoceti si estinsero per lasciare spazio a nuove specie adattate a questi nuovi ambienti marini. Si pensa che prima si svilupparono i misticeti, quindi balene e megattere, e successivamente gli odontoceti, delfini, capodogli e globicefali.
La balena più antica sembra sia stata il Durodon vissuto circa 42 milioni di anni fa, mentre il delfino più antico era lo Squalodon vissuto circa 33 milioni di anni fa.
I cetacei che noi oggi conosciamo hanno dovuto dunque subire drastici cambiamenti nel corso di milioni di anni per potersi adattare sempre meglio a una vita totalmente marina.
Studi recenti hanno dimostrato come l’evoluzione delle balene sia un evento molto complesso: Il gruppo di ricerca guidato dal prof. Arnason, del Senckenberg Research Institute di Francoforte, in Germania, ipotizza che tra le balenottere (famiglia Balaenopteridae) siano avvenute molte ibridazioni, soprattutto nelle prime fasi della loro evoluzione, il lavoro è stato pubblicato su Science Advances nel 2018.
Anche se esistono studi recenti sulle loro dimensioni, ancora non si sa con certezza per quale motivo questi animali abbiano raggiunto dimensioni così estreme. Si ipotizza fosse per un adattamento al clima più freddo. Si sa con più esattezza che questa evoluzione iniziò circa 15 milioni di anni fa, grazie ad uno scheletro ritrovato nel 2006 a Matera.
Potremo dire molto altro su questi splendidi animali: sono sicuramente altamente complessi e c’è ancora tanto da conoscere sulla loro vita ed evoluzione.